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Gli errori teologici derivano da inquinamenti marxisti

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Noi siamo in un tempo di prova: e nei tempi di prova è più facile vedere la tenebra che la luce. Ma la luce è presente: la potenza stessa della tenebra è un mezzo di purificazione perché siamo fatti più capaci di vedere la luce. Le tenebre non possono vincerla. Noi sappiamo che il Signore conduce le cose in bene: ed usa le sofferenze e gli stessi peccati degli uomini perché ne risulti un bene più grande. Quando cento anni fa cadde il potere temporale, il Papa sembrò prigioniero. «La fine del papato», strillavano i modesti mezzi di comunicazione sociale d’allora. Stava invece per cominciare una grande stagione del papato. E la stessa perdita del potere temporale vi contribuì. Non che noi dobbiamo salutare i politici di allora come dei liberatori della Chiesa: è che Dio usa delle opere di tutti per il bene del suo popolo, che è il bene di tutta l’umanità. Sarà così anche domani: delle nostre difficoltà, si considererà soltanto la luce. La nostra umana debolezza, l’isolamento, il senso di

La difesa della talare è la difesa della vocazione

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Ritengo di attirare la attenzione su un problema, che sta diventando della massima importanza: quello dell'abito ecclesiastico. […] Di fatto si sta assistendo alla più grande decadenza dell'abito ecclesiastico. […] L'abito condiziona fortemente e talvolta forgia addirittura la psicologia di chi lo porta . L'abbigliamento, infatti, impegna per la vestizione, per la sua conservazione, per la sostituzione. È la prima cosa che si vede, l'ultima che si depone. Esso ricorda impegni, appartenenze, decoro, colleganze, spirito di corpo, dignità! Questo fa in modo continuo. Crea pertanto dei limiti alla azione, richiama incessantemente tali limiti, fa scattare la barriera del pudore, del buon nome, del proprio dovere, della risonanza pubblica, delle conseguenze, delle malevoli interpretazioni. […] L'abito non fa il monaco al 100%, ma lo fa certamente in parte notevole; in parte maggiore, secondo che cresce la sua debolezza di temperamento. […] Per tale motivo la question

Bilancio del Cardinale Siri sul Concilio Vaticano II

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Brani tratti dal discorso pronunciato a Genova il 12 dicembre 1965, dal Cardinale Giuseppe Siri al ritorno dal Concilio Vaticano II. " [...] Penso che voi aspettiate da me qualche notizia [...] di qualcosa posso parlare subito e lo faccio volentieri, ben certo di chiarire e dimensionare quello che la volgarità dei mezzi d'informazione tutti tesi alla notizia impressionante e spesso alla più gretta faziosità ha bene spesso tolto all'esattezza, al rispetto ed alla misura. E' stato positivo il Concilio? Senza dubbio ed in maniera imponente. [...] Qualcheduno ha creduto che il Concilio stesse per dare il via alla peccaminosa restrizione delle nascite, proclamando gaudio agli uomini e alle donne senza controllati doveri in rapporto alla prole; ebbene leggetevi il capitolo della seconda parte del famosissimo Schema 13, dedicato al matrimonio e vedrete che è tutto il contrario. [...] E' stato forse mutato qualcosa nella dottrina della Chiesa? Prima di rispondervi sono
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Pio XII aveva deciso che dovessi essere io il suo successore e mi preparava con lo stesso sistema adoperato da Pio XI nei suoi confronti: affidarmi missioni all’estero. Mi chiese anche di venire a Roma per aiutarlo nel lavoro. (Cardinale Giuseppe Siri)

Il grande Cardinale Siri contro la storiografia progressista

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Per i colti il progressismo ha un modo suo di rivelarsi a proposito di storia; sono progressista se giustifico Giordano Bruno, sono conservatore se lodo l’austero San Pier Damiani. Tutto qui! Ripetiamo che si parla di storiografia nell’area della produzione, che vorrebbe chiamarsi «cattolica». Dell’altro qui non ci interessiamo. La parte maggiore della produzione — ci sono, è vero, nobili e importanti eccezioni — pare obbedisca, per essere in sintonia col progresso, ai seguenti canoni: — la società ecclesiastica è la prima causa dei guai, che hanno colpito i popoli; — la Chiesa — detta per l’occasione postcostantiniana — avrebbe fatto con continui voltafaccia, alleanza coi potentati di questo mondo per mantenersi una posizione di privilegio e di comodità; — le intenzioni impure, le più recondite e malevole, vengono attribuite a personaggi fino a ieri ritenuti degni di ammirazione. Per questo sistema di giudizio alcuni Papi sono stati quasi radiati dalla Storia, non si sa con quale moti

La "rivoluzione permanente" dei progressisti

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In un primo momento si è gettata una confusione nel campo delle idee. [...] In un secondo momento, dopo aver gettato la confusione nella Fede, fondamento di tutto, si è aggredita la morale, per rendere nulla la norma e lasciare libertà di espressione ad ogni atto umano. A questo punto si sono attaccati gli elementi esterni che «tenevano insieme la compagine ecclesiastica del Clero»: abito, seminari, studi, con una confusione estrosissima di iniziative culturali innumerevoli. Poi si è immessa la idea sociologistica del paradiso in terra al posto del Cielo, della rivoluzione permanente invece della pace e si è dato un valore simbolico agli atti di culto verso un Signore ormai confinato nelle nebbie. Si è discusso del celibato sacerdotale, anche da maestri, ignorando che la Chiesa non era stata più in grado — almeno questo! — di migliorare e fare avanzare i popoli dove il celibato era abolito. Ultimo e permanente ritrovato: discutere su cose certe, come se non lo fossero, e non lo fossero

Riflessione circa le mode

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[Scritto del Cardinale Giuseppe Siri tratto da "Ideali santi e celeste presenza nel mondo", Edizioni della Fraternità della Santissima Vergine Maria, 1965]. Moda è un costume che prescinde dalla razionalità e ciò significa che può essere, ed è spesso di fatto, irrazionale, e che viene imposto da una pressione emotiva, non razionale. Sono dunque due gli elementi costitutivi: il costume alogico e la imposizione dall’esterno per via di suggestione. Il prescindere dalla razionalità (che ci può essere, ma che non è intesa), è fatto deteriore in chi, intelligente, libero e responsabile dovrebbe sempre usarla. L’accettare un’imposizione dall’esterno, senza motivi, mette in pericolo di seguire una via cattiva; perché il criterio non è quello della bene informata coscienza. In più c’è una cessione ed una capitolazione, che è a scapito della dignità. Quest’altro aspetto implica qualcosa di deteriore. Si tratterà in ogni caso di un peccato? Sarebbe imprudente affermarlo, perché l

Teologia al Getsemani

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[Citazioni tratte da un articolo di Raimondo Spiazzi intitolato " Un libro del Card Siri: «Teologia al Getsemani» " e pubblicato sull'Osservatore Romano del 13/9/1980]. In un recente discorso Giovanni Paolo Il ha detto che «nelle varie crisi odierne delle idee e dei costumi si può talvolta essere delusi e sconfitti; sentire come l’ora del Getsemani, l’ora della Croce. Ma deve anche essere l’ora della suprema fiducia nella «grazia» che agisce in modo invisibile, imprevedibile, misterioso, proprio anche mediante il travaglio della nostra umana impotenza» (L’O.R., 25-26 agosto 1980, p. 2). Quasi in coincidenza con questo discorso pieno di fede e di saggezza cristiana (sapientia Crucis) è uscito un volume del Card. Giuseppe Siri, che porta il titolo di Getsemani Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo (Roma, Edizioni della Fraternità della SS. Vergine Maria, Via Caetana 13, pp. 374). [...] Sono pagine da leggere e da meditare direttamente. Il Card. Sir

Il «progressismo» coincide col «relativismo»

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[...] si leggono riviste e libri i quali contraddicono tranquillamente a quanto il Concilio di Trento ha definito, accettano modi di pensare che sono espressamente condannati nella enciclica «Pascendi» di S. Pio X. nonché nel suo Decreto «Lamentabili»; fanno le riabilitazioni di Loisy; mettono in dubbio il valore storico dei Libri storici della Sacra Scrittura, elevano a criterio le teorie distruttrici del protestante Bultman, sentono con indifferenza le proposizioni di qualche scrittore d’oltralpe, anche se toccano il centro della rivelazione divina, ossia la divinità di Cristo. Naturalmente trattati senza freno i Principi, si ha quel che si vuole della morale e della disciplina ecclesiastica. Sotto questo fondamentale angolo di visuale il progressismo consiste nel trattare come relativa la verità rivelata, nel cambiarla il più presto possibile, nel dare agli uomini una libertà della quale in breve non sapranno che farsi, di fronte all’Assoluto. Ridotto a questa frontiera il «progress

La peste del «sociologismo»

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Tutti quelli che amano essere chiamati progressisti fanno l’occhiolino al sociologismo anche se non sanno che cosa sia. Esso consiste nel trasferire il fine della vita, il Paradiso, al quale tendere, la molla direttiva delle azioni, dal Cielo alla Terra. Pertanto non è il caso di occuparsi della salute eterna, bensì del benessere terreno, concentrare tutto nel dare tale benessere e godimento egualmente a tutti in questo mondo. La manifestazione esterna di questo sociologismo è fare l’agitatore, il demagogo, il rivendicatore di beni fuggevoli, il consenziente a tutte le manifestazioni che esprimano la foga di questa tendenza. Questo costituisce la più comune ed espressiva nota del progressismo. Sia ben chiaro che noi dobbiamo essere con la giustizia e che l’ordine della carità ci impone di avere come primi nell’oggetto dell’ amore i bisognosi. Ma si tratta di altra cosa, perché il sociologismo non si cura della salvezza eterna dei poveri ed usa tutti i metodi, anche immorali, che giudi

Consumare i dogmi significa distruggere l'unità della Chiesa

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La questione che in materia oggi si presenta come la più grave è appunto quella dell'intercomunione. Per fare del vero ecumenismo, non bisogna commettere errori su questo punto. La Chiesa, la sua dottrina, e in particolare la sua dottrina ecclesiologica, sono fondate su dogmi per essa inalienabili ed irreformabili. Altre confessioni non hanno veri dogmi ecclesiologici; per esse l'unità è opera esclusiva dello Spirito Santo e basta. Lo Spinto Santo agisce sempre ed è il principio della santificazione; ma non lo si può porre come principio visibile e storico dell'unità ecclesiale. Nel Vangelo l'unità del Regno di Dio in terra è fatta da Pietro. Non si tratta di due piccole variazioni, ma di due concezioni che stanno di fronte. La prima concezione permette la disgregazione, tant'è vero che recentemente il patriarcato moscovita ha concesso l'autocefalia alla chiesa greco-slava d'America. La prima concezione ammette la federazione, non l'unità visibile. Qui
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L'augustissimo Cardinal Siri mentre si avvia verso l'altare per celebrare il Santo Sacrificio.

Non ingannate voi e i fedeli

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Coloro che seguono da tempo questo blog, sanno che apprezzo moltissimo l'illuminante magistero del Cardinale Giuseppe Siri e il suo coraggio nel difendere la purezza della Dottrina Cattolica. Ho ascoltato la registrazione dell'omelia di commiato dalla diocesi di Genova, pronunciata nella Cattedrale di San Lorenzo, il 15 ottobre del 1987. Avrebbe potuto fare un discorso “politically correct” per ottenere gli applausi del mondo almeno per una volta in vita sua. Invece, da vero combattente qual'era (con la Cresima si diventa soldati di Gesù Cristo), questo eroico Principe di Santa Romana Chiesa, esortò i suoi confratelli a non ingannare i fedeli. Ecco un brano dell'omelia: Abbiamo vissuto un periodo in cui anche la Chiesa ha sofferto. Si capisce benissimo che quando c’è una sofferenza, qualche cosa succede che non è desiderabile. Ma vorrei richiamare coloro che, perduta - perduta, dico - la capacità di capire le cose anche semplici, hanno dedotto, da questo periodo di

La presente situazione della Chiesa è una delle più gravi della sua storia

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La dittatura dell’opinione in cui viviamo si ripercuote anche nella vita ecclesiastica. Un’editoria pronta soltanto a sollecitare il fantastico, l’inaudito, l’irreale, a criticare il passato perché passato e a prevedere un futuro di sole luci, di totali vittorie dell’umanità, obbedendo in ciò alla legge della imposizione del prodotto, della ricerca del consumatore, cioè a motivi di lucro, è oggi una delle piaghe anche nella Chiesa. Oggi, ogni teologo che passi per iconoclasta, liberatore, innovatore, è subito captato da un’editoria compiacente, che diffonde per tutti i canali dei mezzi di massa questo dissenso confortevole, questa iconoclastia per amor del comodo e del successo. Il divismo di teologi, di scrittori, di figure della protesta: ecco un dolore, una sofferenza per la Chiesa di oggi: coloro che denigrano il passato della Chiesa per affermare che è proprio dal rinnegamento di esso che la Chiesa riemergerà più autentica. […] La presente situazione della Chiesa è una delle più

I progressisti e la maestà di Dio

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La Fede, i Sacramenti, il Divin Sacrificio si manifestano attraverso atti semplici ed anche dimessi. Hanno bisogno, i fedeli, di essere aiutati a vedere quello che è reale, ma che non si vede con gli occhi della carne. Ebbene, se si fa qualcosa di esteriore che indichi la grandezza delle cose divine, la maestà di Dio, la infinita importanza del Santo Sacrificio ed in genere del culto divino, [i progressisti dicono che] si fa del trionfalismo: bisogna stroncare. Ma, se si rivela la voglia di ballare a suon di ritmo durante le azioni liturgiche, non si ha trionfalismo e tutto si può fare. Se al Tempio si dà un decoro per aiutare gli uomini a rendersi conto della grandezza di Dio, della vita, del suo fine; se si domanda per esso di tenere lontane le stranezze che disturbano, che disambientano il raccoglimento e che aiutano la devozione, si fa del trionfalismo. Spoliazione sempre! [Pensiero del Cardinale Giuseppe Siri tratto dalla "Rivista Diocesana Genovese" del gennaio 1975]

Circa l'ecumenismo federativo

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Sentiamo il dovere di dire che un bilancio sull'ecumenismo deve essere fatto anche se non abbiamo la presunzione di farlo qui. Solo i bilanci sono in grado di dire se metodi e strumenti assunti hanno dato i frutti desiderati. […] È il caso di chiedersi ora se sia soddisfacente il corso delle operazioni a breve termine. Si tratta del recupero dei singoli all'unità della vera Chiesa. La domanda può venir posta in altro modo, più espressivo: i ritorni individuali sono diminuiti o aumentati? Si raccolgono qua e là voci sconcertanti. Se sono vere (e ci auguriamo non lo siano o siano esagerate), il problema si sposta ai metodi usati. Non basta la volontà ecumenica, il suo slancio, il suo ardore; occorre l'intelligenza e la misura. La verità ha sempre un fascino; la grazia di Dio opera nel segreto delle anime e nel ruotare dei fatti ben oltre quel fascino. Tuttavia quello che ha sempre attirato verso la Chiesa è stata la sua unità indiscutibile, la sua monoliticità nell'adesi

Circa il falso ecumenismo

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[…] la differenza tra cattolici ed acattolici, per quanto si vogliano fratelli, sta sul piano della fede. Bisogna avere il coraggio di dirlo e di dirlo sempre. Usare tattiche scivolose quanto cortesi, sfumare tutti i contorni in un incerto crepuscolo che abolisca gli aspetti imbarazzanti, non è fare dell'ecumenismo. Esso è tale quando, coll'esercizio di ogni virtù, con tutti i sacrifici personali, con tutta la consistente pazienza, con la più affettuosa delle carità, mette dei termini chiari. Forse che sarebbe un ritorno alla unità piena tra i credenti, quello in cui il cammino venisse percorso lastricato di equivoci e di mezze verità? Ora è chiaro che si deve passare questo ponte - primato romano - e che, se non lo si passa coscientemente, non si raggiunge lo scopo unico e vero dell'ecumenismo. E si delinea il vero pericolo in tale entusiasmante materia. Ecco da chi è rappresentato il pericolo di fare dell'ecumenismo una accozzaglia di dottrine troncate. Ci sono scrit

Ecumenismo ed intercomunione

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Il problema dell’intercomunione è un problema di estrema gravità e può costituire una deviazione dal retto metodo ecumenico, presentarsi come un vero trabocchetto per molti cattolici in buona fede ed offrire una nuova testimonianza dello sviamento di teologi dalla teologia. [...] L'unità non si farà mai sulle mezze parole, sui concetti detti a metà, sulle aperture ed interpretazioni volontarie. Se questa qualcuno la chiamasse unità, o non saprebbe quello che dice, o mentirebbe sapendo di mentire. [...] Un falso approccio ecumenico è inficiato di relativismo sul piano dogmatico; è il tema che oggi è trattato eufemisticamente con il termine di pluralismo. Nella sostanza della dottrina accettata come rivelata o certa dalla Chiesa Cattolica non può esistere pluralismo. Questo suppone il relativismo, il quale porta logicamente al disfacimento di tutto; non dunque unità, ma distruzione. E' forse l'unità un'opera di distruzione? Il pluralismo sta nei gusti, negli aspetti, nel

Stima di Giovanni Paolo II per il Cardinale Siri

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Il Suo ministero si è svolto nell’ambito dell’amata Diocesi d’origine, ma gli echi di esso sono andati ben oltre, superando anche i confini d’Italia e raggiungendo le Chiese che nel mondo vivono la fede nell’unico Signore. [...] Chi legge i Suoi scritti, Signor Cardinale, resta colpito non solo dall’intelligenza e dalla cultura di cui Ella dà prova, ma ancor più dalla passione per la Verità che La guida a cercare, in ogni problema, la soluzione coerente col dato di fede, senza cedimenti di sorta alle mode culturali del momento. Emerge così dall’insieme delle Sue pubblicazioni un tesoro di dottrina, di cui non solo i fedeli della Sua Chiesa particolare, ma anche quelli di tante altre debbono esserLe profondamente grati. [...] Può dunque immaginare, venerato Fratello, con quali sentimenti accolgo le dimissioni, da Lei deposte nelle mie mani. Sono certo che Iddio, alla cui gloria — secondo il motto che Le è caro —Ella ha orientato tutta la Sua vita, non mancherà di confortarLa in questo

I demolitori della Chiesa hanno fatto il loro tempo

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La pastorale non è l’arte del compromesso e del cedimento: è l’arte della cura delle anime nella verità. Quando questo è stato detto tutti hanno capito: anche, e soprattutto, quelli che hanno deformato o criticato. Il linguaggio del buon pastore è all’opposto di quello che dicono alcuni teologi del momento. Non credo a possibilità scismatiche. Coloro che usano della loro funzione ecclesiastica per sovvertire la Chiesa contano, in realtà, innanzi agli occhi de mondo solo perché esiste quella Chiesa che essi intendono demolire in nome della «Chiesa futura umanità». Poi ci sono tanti segni, soprattutto fuori d’Europa, che indicano che i demolitori della Chiesa hanno fatto il loro tempo. [Pensiero del Cardinale Giuseppe Siri tratto dalla rivista "Renovatio", VI, 1970]

Chiese sorelle e Chiesa una

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La Unità della Chiesa si attua solo nella piena accettazione del «depositum fìdei»; il rapporto da «sorelle» non è assolutamente sufficiente. La Unità della Chiesa non è mai venuta meno, anche dopo il doloroso scisma, perché la Unità Sua viene dall'interno e non dal fatto che tutti i rami Le siano debitamente inseriti; viene da Pietro, dalla comunione con Lui, dall'esercizio di un Magistero che non esiste fuori di questa Comunione, viene dalle garanzie date da Cristo soltanto alla «roccia». I rami staccati restano oggetto di infinito amore, di paziente ed operosa attesa, ma il cessare di essere «staccati» dipenderà da loro nella grazia di Dio. La verità non si sposta, la si raggiunge dove sta. I Concili fin qui tenuti nella legittima forma e ritenuti Ecumenici, sono realmente Ecumenici, valevoli e durevoli come Ecumenici, senza bisogno di confronti aggiuntivi, di consensi o conferme susseguenti, senza esigenze di accettazione da parte di chi è separato dalla Roccia della Unità

Chiese sorelle e Chiesa una

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Per fare dell'ecumenismo serio bisogna conoscere bene la teologia. Uscendo da questa, diventano facili tutte le deformazioni o distruzioni, iniziate con termini che possono anche in un primo momento non destare orrore. L'ecumenismo è una cosa troppo seria per lasciarla a coloro che ne fanno solamente una «professione». Questo va premesso per occuparci, come stiamo per fare, delle Chiese «sorelle». La espressione sarebbe innocua quando il sottofondo dottrinale fosse esatto, ma al punto a cui siamo non è più innocua e bisogna farvi attenzione. Alcuni teologi che si occupano dell'ecumenismo, nei confronti delle Chiese orientali, tendono a dare alla espressione «Chiese sorelle» un senso «alternativo», ossia opposto al concetto di «Unità della Chiesa» come è inteso tanto in Oriente che in Occidente. Ecco subito una conseguenza (aberrante quanto il suo principio) di tale alternativa, ossia opposta al concetto di unità della Chiesa. Questi teologi vanno sostenendo che bisognerebb

L'abito dei progressisti

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Nel Clero la tessera del progressismo è l’abito, borghese naturalmente, o camuffato in modo tale da crearne la impressione. La norma italiana permette il clergyman, ma ha chiaramente detto che l’abito «normale» è la talare. Forma e colore: due cose che per l’Italia sono ben poco rispettate. Chi porta la talare sta fuori del progresso. Invece la talare, «difesa dalla norma di Legge come abito normale», permette di non perdersi mai nella massa, di restare in evidenza, di costituire una testimonianza di sacralità e di coraggio. Su questo punto credo dovrò ritornare. Infatti in questo momento il pericolo più grave per il clero è quello di SCOMPARIRE. Sta scomparendo, perché tutto ormai non s’accorge nel mondo ufficiale, della cultura, della politica, dell’arte che ci siamo anche noi. Tra noi si arriva anche al punto di proclamare che non c’è più il «cristianesimo». Forse che non è indicativo il Referendum sul divorzio? Ho la impressione che quasi nessuno si sia provato a studiare il nesso

Siamo all'apostasia

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Il sacro non è soltanto il rito: è la presenza nel rito della realtà significata. Quando si mitizza il rito, si perde il senso della sostanza che contiene. Non ci si meravigli poi che l’Eucarestia divenga per taluni una semplice festa dell’unità umana, in cui Dio è semplicemente spettatore. Qui, siamo non alla eresia, ma alla apostasia. [Pensiero del Cardinale Giuseppe Siri tratto dalla rivista "Renovatio", VI, 1970]

Circa il culto all’Eucaristia

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Gli altari versus populum abbiano sempre, anche nel tempo in cui non si svolgono le azioni liturgiche i candelieri (non meno di due, o quattro, meglio sei) [...] Sono infatti i candelieri che distinguono l’altare cattolico dall’altare acattolico e ciò è della massima importanza. [...] Si consiglia, anche se la legge permette una maggiore libertà, di mantenere l’uso del Crocifisso sull’altare nella parte mediana in modo che il Celebrante e il popolo abbiano sempre visivamente ricordato che su quell’altare si celebra la rinnovazione dello stesso Sacrificio della Croce. [...] Tra i due modi consentiti dalla legge generale per accostarsi alla santa Comunione, quello più consentaneo alla mentalità delle nostre popolazioni, è quello di porsi in ginocchio. Si prescrive pertanto di distribuire la santa Comunione al fedele inginocchiato. Non è ammessa nella Archidiocesi la Comunione in piedi. Qualora si presentassero fedeli, abituati ad altro cerimoniale si invitano garbatamente, ma fermament

Getsemani, riflessioni del Cardinale Giuseppe Siri sul movimento teologico contemporaneo

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Molti cattolici sono grati al zelante Cardinale Giuseppe Siri per i suoi preziosissimi scritti. Per quanto mi riguarda, mi hanno aiutato tantissimo ad interpretare i documenti dell'ultimo Concilio secondo l'ermeneutica della continuità col Magistero ecclesiastico precedente. Tra i suoi capolavori c'è un libro di dogmatica intitolato “Getsemani - Riflessioni sul movimento teologico contemporaneo”, edito negli anni 80 dalla casa editrice della Fraternità della SS. Vergine Maria. Nelle librerie è ormai introvabile poiché la suddetta casa editrice è stata chiusa. Tuttavia sono tuttora disponibili numerose copie. Coloro che sono interessati ad ottenerne una, possono scrivere al seguente indirizzo: Fraternità della Santissima Vergine Maria - Via Fidanza 62 - 01022 Bagnoregio (VT). Il costo (comprese le spese di spedizione) si aggira intorno ai 25 €. In questo libro il Cardinale Siri confuta le tesi di numerosi teologi, tra i quali il gesuita tedesco Karl Rahner. Attenzione però,
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In questa foto il Cardinale Siri è immortalato in compagnia di Baldovino Re del Belgio (il coraggioso monarca che si rifiutò di promulgare nel suo Stato, l'iniqua legge che legalizzava il mostruoso crimine dell'aborto).
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Bella immagine del Cardinale siri mentre prega in ginocchio davanti al Tabernacolo.

Il funerale del Cardinal Siri

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Quel pomeriggio del 5 maggio 1989 il duomo di San Lorenzo, a Genova, era stipato. Vi erano cinque cardinali, una ventina di vescovi, circa trecento preti concelebranti, le autorità cittadine e regionali, membri del governo centrale, le varie associazioni cattoliche, ma soprattutto lui, il popolo, che gremiva la chiesa, la piazza antistante, le vie adiacenti. Il popolo minuto, fatto di uomini e donne, vecchi e giovani uniti nel fatto di essere umili e poveri e di rimpiangere, essi veramente con cuore sincero, un pastore come il Cardinal Siri che forse non tutti avevano potuto accostare, nemmeno nelle frequenti visite pastorali o nelle celebrazioni a cui interveniva, ma che in tanti anni si erano abituati a considerare come uno di casa per Genova, se non per ciascuna famiglia: sapevano che una relazione a livello domestico sarebbe stata impossibile, ma ora prendevano una coscienza ancor più viva di ciò che avevano a lungo sentito e saputo: cioè che a livello di rapporto civico, diocesa

Il Card. Siri con la pianeta romana nel 1983

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La foto ritrae il Cardinale Giuseppe Siri con la pianeta romana in occasione dell'ordinazione sacerdotale di Mons. Luigi Ernesto Palletti avvenuta il 29 giugno 1983. L'Arcivescovo di Genova ci teneva molto al decoro dei paramenti sacri. La sacralità della liturgia è un elemento di massima importanza per l'edificazione dei fedeli. Mons. Palletti attualmente è vescovo ausiliare di Genova.

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