Teologia al Getsemani


[Citazioni tratte da un articolo di Raimondo Spiazzi intitolato " Un libro del Card Siri: «Teologia al Getsemani» " e pubblicato sull'Osservatore Romano del 13/9/1980].

In un recente discorso Giovanni Paolo Il ha detto che «nelle varie crisi odierne delle idee e dei costumi si può talvolta essere delusi e sconfitti; sentire come l’ora del Getsemani, l’ora della Croce. Ma deve anche essere l’ora della suprema fiducia nella «grazia» che agisce in modo invisibile, imprevedibile, misterioso, proprio anche mediante il travaglio della nostra umana impotenza» (L’O.R., 25-26 agosto 1980, p. 2). Quasi in coincidenza con questo discorso pieno di fede e di saggezza cristiana (sapientia Crucis) è uscito un volume del Card. Giuseppe Siri, che porta il titolo di Getsemani Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo (Roma, Edizioni della Fraternità della SS. Vergine Maria, Via Caetana 13, pp. 374).

[...]

Sono pagine da leggere e da meditare direttamente. Il Card. Siri, che in esse si rivela ancora una volta come il grande e onesto maestro che conosciamo ormai da decenni, si riferisce più volte a un ipotetico «giovane» suo interlocutore o ascoltatore, che egli vuole aiutare a ragionare e a giudicare per quanto è possibile, da sé. E qui, in questo sguardo ai giovani e quindi all’avvenire, si riaffaccia il Pastore, e l’uomo di fede. Come pure in molti brani del suo scritto: per esempio in quello di p. 355, conclusivo della seconda parte del libro e antecedente l’epilogo sul Getsemani: «Affinché (la) molteplicità di forme di vita e di creazione dell’uomo ritrovi la pienezza di armonia con la Verità eterna, il Verbo eterno si è incarnato per risacralizzare ogni cosa. Per questo la Chiesa, originata dall’amore di Cristo, si è inserita nella relatività disarmonica del mondo». L’aspirazione e l’intento del Cardinale, che certo non rifiuta in blocco la teologia odierna né quanto di parzialmente positivo può trovarsi in quel cosiddetto «Movimento», sono di mettere all’erta, di richiamare alla severa e sacra grandezza della teologia e di suscitare un nuovo impegno nei teologi che vogliono, secondo la loro vocazione e la loro funzione costituzionale, coadiuvare la Chiesa a compiere quell’opera d’amore.

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