Riflessione circa le mode

[Scritto del Cardinale Giuseppe Siri tratto da "Ideali santi e celeste presenza nel mondo", Edizioni della Fraternità della Santissima Vergine Maria, 1965].


Moda è un costume che prescinde dalla razionalità e ciò significa che può essere, ed è spesso di fatto, irrazionale, e che viene imposto da una pressione emotiva, non razionale. Sono dunque due gli elementi costitutivi: il costume alogico e la imposizione dall’esterno per via di suggestione. Il prescindere dalla razionalità (che ci può essere, ma che non è intesa), è fatto deteriore in chi, intelligente, libero e responsabile dovrebbe sempre usarla. L’accettare un’imposizione dall’esterno, senza motivi, mette in pericolo di seguire una via cattiva; perché il criterio non è quello della bene informata coscienza. In più c’è una cessione ed una capitolazione, che è a scapito della dignità. Quest’altro aspetto implica qualcosa di deteriore. Si tratterà in ogni caso di un peccato? Sarebbe imprudente affermarlo, perché le mode possono svilupparsi in campi sui quali non grava l’obbligo morale di fare piuttosto a un modo che all’altro, e perché sovente il loro processo di penetrazione è così poco avvertibile, da giustificare un certo velo di disattenzione, se non proprio d’incoscienza. Moda e incoscienza si trovano bene insieme. Tuttavia anche quando non si può affermare il peccato, resta una certa sconvenienza per le ragioni dette sopra.

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